(Pubblicata da “Il
Cittadino” in prima pagina il giorno 26 luglio 2012).
Egregio Direttore,
credo veramente, come si è espresso
anche “Il Cittadino” di sabato 21 luglio, che il Consiglio dei Ministri,
con gli ultimi criteri emanati a proposito della riforma o riordino delle
amministrazioni provinciali ( non più “soppressione”, ma “riordino”; come a dire di una persona: “non
è morta, ma è passata a migliore vita…”), abbia ulteriormente complicato la situazione di quella Lodigiana, una fra le
tante in Italia ad essere in difficoltà. Il fatto appunto di essere “fra le
tante” dovrebbe costituire la molla ad una sorta di “lega tra diseredati”.
Magari non si otterrebbe tantissimo; ma
basterebbe la modifica del dato
dell’estensione territoriale, quantomeno che non sia una condizione
legata a quella della popolazione. Il nuovo quadro, sostanzialmente è di tipo
burocratico/numerico. Tutto il resto non conta. Mi vien da pensare che sono gli
stessi criteri con i quali si identificano le percentuali agricole per gli
allevamenti; ma non vorrei essere polemico.
Secondo il Consiglio dei Ministri occorrono quindi in solido due
condizioni: una popolazione minima di 350.000 abitanti e almeno 2.500 km2 di
territorio. In Lombardia si salvano:
Pavia, Bergamo, Monza-Brianza, Brescia. Ho
fatto allora i famosi “conti della serva” ed ho trovato che l’unione “
Lodi-Crema” è nettamente insufficiente. La somma fa: 782,25 (Lodigiano)+ 572,2
(Cremasco, sulla base della proposta del 2001 che richiedeva la provincia)=
1354,45 km2, per una popolazione di 379.095 abitanti (tutti i dati
sono ISTAT 2011). Quindi non ci siamo per via dell’estensione territoriale,
insufficiente anche aggiungendo ipoteticamente il trevigliese che dovrebbe
avere un’estensione territoriale di oltre 1.100 km2. Non ci siamo
proprio. Mentre l’unione tra Mantova e
Cremona darebbe: Mantova 2339 + Cremona 1772 = 4.111 km2. Quanto
alla popolazione, il totale dà: Mantova
415.442+Cremona 365.113 = 780.555. Quindi la nuova provincia potrebbe nascere anche
togliendo il Cremasco, come - del resto - ha fatto capire anche il presidente
della Provincia cremonese proprio nella sua intervista a “Il Cittadino”.
Purtroppo noi e i Cremaschi saremmo
sempre degli orfanelli, non essendoci i numeri di fondo. Allora? Sempre facendo
i famosi conti, con una camminata di là dal Po, c’è la Provincia di Piacenza
con 2.589 km2 e solo 290.141
abitanti. Sulla base di questo parametro non potrà proprio sopravvivere; ma se
agli abitanti del piacentino si dovessero sommare quelli del lodigiano, allora
la musica potrebbe c ambiare: 290.141+229.095 = 519.236. E i conti potrebbero
tornare. In fondo, non mi pare che tra noi Lodigiani e i Piacentini ci sia
molta differenza e che sia facile andare
d’accordo, no? Ho letto che il Presidente piacentino intende
considerare il progetto come alternativo al riconoscimento dell’autonomia.
Questo è un elemento molto importante, da “sfruttare” subito, senza perdere
tempo. Il perché è abbastanza semplice.
A meno di stravolgimenti sociali e sommosse tipo “NO-TAV”, assolutamente inimmaginabili sull’argomento
“provincia-sì”, il governo Monti non tornerà sui suoi passi, anche perché
darebbe il via ad un effetto domino inarrestabile. Quindi non sarebbe opportuno metterci isubito in
pista per scegliere una strada favorevole ai nostri interessi ed alla nostra fisionomia? L’altra soluzione (ultima , dopo di che non
resterebbe che lo smembramento territoriale) sarebbe quella di andare col
cappello in mano dai pavesi a chiedere l’elemosina di una aggregazione. Infatti
la provincia di Pavia starà tranquillamente in piedi e del Lodigiano ne possono
fare a meno. E in una trattativa non
potremmo avere neppure i soliti benefici contrattuali della domanda e dell’offerta.
Certo ora non siamo messi molto bene, né conforta il fatto che a decidere siano
o saranno i consigli delle autonomia locali a livello regionale. Di solito, più
si sale di livello e più pasticci nascono. Perciò non sarebbe meglio che si riuscisse a risolvere
il problema a casa nostra? La storia
della sanità locale e dei suoi ospedali non ha proprio insegnato nulla ai
Lodigiani?
Paolo Bernabei
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