venerdì 27 luglio 2012

MARCELLO DELL'UTRI: ESTORSORE?!


Ho conosciuto  personalmente l’On. Dell’Utri.  Lui non se lo ricorderà certamente, ma io sì. Fu a Milano, qualche anno fa, nel suo studio (o casa). Avevo accompagnato Mauro Tresoldi. Un colloquio di una mezzoretta. Saputo che ero un “prof.”, abbiamo chiacchierato amabilmente di libri, di avvenimenti storici relativi al Fascismo e cose del genere. Non mi ha offerto di diventare un “picciotto”, neppure politico, né mi ha dato quattrini (ehm, purtroppo!), nè io glieli ho chiesti. Ci mancherebbe! Non mi piace la “cicoria” romano-rutelliana; ma sono affezionatissimo al tradizionale (emiliano) pane e cipolle. Mi dico sempre: “Meglio un pensionato pirla che ladro o profittatore”. Anche se, a volte, annusando l’aria che circola, mi viene qualche dubbio, naturalmente sempre teorico.   Ma tornando all’On. Marcello,  in quell’incontro-lampo, devo dire che non mi ha fatto nessuna impressione particolare e che mi è parso uguale a tutti gli altri  siciliani che ho conosciuto e che conosco: un po’ timidi, a volte arguti, piacioni quasi sempre, tranquilli. Non so come siano i mafiosi. Chissà, forse li ho incontrati e non me l’hanno detto. Ma se c’è una persona “normale” quella mi era parsa lui. Devo anche dire che ho conosciuto Totò “Vasa Vasa” Cuffaro, quando si presentò la prima volta (e vinse alla grande) come candidato alla presidenza della regione siciliana. Io facevo, allora da fessacchiotto, il tifo per l’exsegretario della CISL forse Sergio D’Antoni da Caltanissetta (non ricordo neppure bene come si chiama, tanto è scomparso dalla scena, sempre con la sua bella pensione da onorevole) che voleva rifondare la DC con Adreotti e un riccastro exDc di Torino.  In cantina ho ancora un rotolo di manifesti: ottimi per pulire i vetri. Totò aveva più del monsignore curiale. Cicciottello e affabulatore, si trascinava dietro tutti ( o quasi). Lui e Lombardo (attuale presidente) li chiamavano: “I gemelli”, tanto andavano d’accordo. Poi salta fuori che, stando alla magistratura, Totò era un mafioso matricolato, subdolo e furbo, ma non abbastanza.  Quattro mesi fa ero a Palermo  e mi è capitato di incontrare un collega che fu un pezzo da novanta alla segreteria di Totò. Dopo due chiacchiere, gli chiedo: “E Cuffaro?” Silenzio. Poi: “Cuffaro chi?” Ci siamo messi a ridere.

Ma per Dell’Utri è tutta un’altra cosa e io ho un’idea.  Non considero tutto il luccichio mediatico sui suoi affari. E’ ricco, e allora? Scommetto, che so, se si mettessero in pista a scoprire tutti gli affari dell’On. Casini, inglobato nei Caltagirone (pluriindagati, si noti), chissà che ne verrebbe fuori. Dunque, l’idea. Fallito il disegno di impantanare il Berlusca nelle menate del Bunga Bunga (non ce la faranno mai ad incastrarlo come  “puttaniere”, visto che, con tutti i quattrini che ha, non ha proprio bisogno di frequentare quelle “signorine”, ma basta schiocchi le dita, da lui arrivano a battaglioni..), visto che l’Ometto pensa di “salvare” di nuovo l’Italia (non si sa bene da chi, dato che l’unico vero comunista (senza dichiarare di esserlo)  in servizio effettivo è Tonino Di Pietro, gli altri se la sono squagliata ormai da un pezzo),  ora  le toghe tentano di picchiare la sella, sperando di riuscire a colpire poi l’asino che ci sta sotto, facendo finta di difenderlo. Ecco allora che Marcello dell’Utri è un ricattatore plurimilionario di Berlusconi. Per mal che vada, per qualche anno ci sarà sempre un bel po’ di casino. E fra circa dieci anni, la Cassazione si pronuncerà mandando tutti al mare. Così le TV estive avranno qualche programma palloso da mettere gratis in prima serata.

Spero solo che qualche giudice, esaminando le riprese di quella telecamera in quel centralissimo bar di Palermo, mentre  mi “sparo” al volo un cappuccio e un croissant e accanto a me c’è qualche tipo pacioso e chiacchierone,  non sospetti che io sia un portatore di pizzini tra nord e sud. Mannaggia! Devo cambiare bar.  Anzi, la prossima volta mi porto la moka in albergo.                    Paolo Bernabei

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