Ho conosciuto personalmente
l’On. Dell’Utri. Lui non se lo ricorderà
certamente, ma io sì. Fu a Milano, qualche anno fa, nel suo studio (o casa). Avevo
accompagnato Mauro Tresoldi. Un colloquio di una mezzoretta. Saputo che ero un
“prof.”, abbiamo chiacchierato amabilmente di libri, di avvenimenti storici
relativi al Fascismo e cose del genere. Non mi ha offerto di diventare un
“picciotto”, neppure politico, né mi ha dato quattrini (ehm, purtroppo!), nè io
glieli ho chiesti. Ci mancherebbe! Non mi piace la “cicoria” romano-rutelliana;
ma sono affezionatissimo al tradizionale (emiliano) pane e cipolle. Mi dico
sempre: “Meglio un pensionato pirla che ladro o profittatore”. Anche se, a volte,
annusando l’aria che circola, mi viene qualche dubbio, naturalmente sempre
teorico. Ma tornando all’On.
Marcello, in quell’incontro-lampo, devo
dire che non mi ha fatto nessuna impressione particolare e che mi è parso
uguale a tutti gli altri siciliani che
ho conosciuto e che conosco: un po’ timidi, a volte arguti, piacioni quasi
sempre, tranquilli. Non so come siano i mafiosi. Chissà, forse li ho incontrati
e non me l’hanno detto. Ma se c’è una persona “normale” quella mi era parsa
lui. Devo anche dire che ho conosciuto Totò “Vasa Vasa” Cuffaro, quando si
presentò la prima volta (e vinse alla grande) come candidato alla presidenza
della regione siciliana. Io facevo, allora da fessacchiotto, il tifo per
l’exsegretario della CISL forse Sergio D’Antoni da Caltanissetta (non ricordo
neppure bene come si chiama, tanto è scomparso dalla scena, sempre con la sua
bella pensione da onorevole) che voleva rifondare la DC con Adreotti e un
riccastro exDc di Torino. In cantina ho
ancora un rotolo di manifesti: ottimi per pulire i vetri. Totò aveva più del
monsignore curiale. Cicciottello e affabulatore, si trascinava dietro tutti ( o
quasi). Lui e Lombardo (attuale presidente) li chiamavano: “I gemelli”, tanto
andavano d’accordo. Poi salta fuori che, stando alla magistratura, Totò era un
mafioso matricolato, subdolo e furbo, ma non abbastanza. Quattro mesi fa ero a Palermo e mi è capitato di incontrare un collega che
fu un pezzo da novanta alla segreteria di Totò. Dopo due chiacchiere, gli
chiedo: “E Cuffaro?” Silenzio. Poi: “Cuffaro chi?” Ci siamo messi a ridere.
Ma per Dell’Utri è tutta un’altra cosa e io ho un’idea. Non considero tutto il luccichio mediatico
sui suoi affari. E’ ricco, e allora? Scommetto, che so, se si mettessero in
pista a scoprire tutti gli affari dell’On. Casini, inglobato nei Caltagirone
(pluriindagati, si noti), chissà che ne verrebbe fuori. Dunque, l’idea. Fallito
il disegno di impantanare il Berlusca nelle menate del Bunga Bunga (non ce la
faranno mai ad incastrarlo come
“puttaniere”, visto che, con tutti i quattrini che ha, non ha proprio
bisogno di frequentare quelle “signorine”, ma basta schiocchi le dita, da lui
arrivano a battaglioni..), visto che l’Ometto pensa di “salvare” di nuovo
l’Italia (non si sa bene da chi, dato che l’unico vero comunista (senza
dichiarare di esserlo) in servizio
effettivo è Tonino Di Pietro, gli altri se la sono squagliata ormai da un
pezzo), ora le toghe tentano di picchiare la sella,
sperando di riuscire a colpire poi l’asino che ci sta sotto, facendo finta di
difenderlo. Ecco allora che Marcello dell’Utri è un ricattatore plurimilionario
di Berlusconi. Per mal che vada, per qualche anno ci sarà sempre un bel po’ di
casino. E fra circa dieci anni, la Cassazione si pronuncerà mandando tutti al
mare. Così le TV estive avranno qualche programma palloso da mettere gratis in
prima serata.
Spero solo che qualche giudice, esaminando le riprese di quella
telecamera in quel centralissimo bar di Palermo, mentre mi “sparo” al volo un cappuccio e un
croissant e accanto a me c’è qualche tipo pacioso e chiacchierone, non sospetti che io sia un portatore di
pizzini tra nord e sud. Mannaggia! Devo cambiare bar. Anzi, la prossima volta mi porto la moka in
albergo. Paolo Bernabei
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