domenica 29 luglio 2012

AHI, ROBERTO! E ADESSO?

Finalmente è stato possibile  comprendere ”i capi d’indagine” che sono stati aperti a carico di Roberto Formigoni, governatore inossidabile della Lombardia (quarto mandato consecutivo), poco simpatico a Berlusconi che l’ha lasciato lì a macerare in un posto di seconda o di terza fila nella politica nazionale, inviso a buona parte dei Forzaitalioti, per via dei manipoli ciellini e della Compagnia delle Opere che lo sostengono (almeno fino ad oggi, poi si vedrà).  E’ poco amato nel PdL, perché – dopo l’esperienza lombarda plurimandataria, ora giunta allo stop – molti si sono sempre chiesti  “che cosa farà da grande”. Un nuovo partito? Un nuovo gruppo autonomo di “dongiussanisti- sussidiarietisti” con l’intento di diventare la CDU lombarda e condizionare, se non governare la diaspora imponente dal pidipiuelle? Tutti ne dicono una e dicono pure che l’irrequietezza del Prugnaiolo di Arcore, disposto a fare da padre più o meno nobile ad un partito con il mite Angelino in qualità di “portaordini”, si sia agitato, molto agitato, al pensiero che le primarie possano sancire il trionfo di Roberto Formigoni da Lecco. Se così avvenisse, dovrebbe andare sul serio alle Isole Caiman a fare il pensionato , di superextralusso certo, ma sempre pensionato. Una parola che l’Ometto odia più dei tacchi bassi delle scarpe. Ma tornando al nostro Lecchese, l’impianto dell’accusa è semplice e storicamente collaudato: tre o quattro furbetti del quartierino  lombardo della sanità  fanno un mucchio di grana con il servizio sanitario regionale, finchè mandano le casse degli enti in malora (oltretutto furbetti scemi: fossero stati meno ingordi, chi li avrebbe scoperti?). Craxi Buonanima li avrebbe ridefiniti:”Mariuoli”.  Ai furbetti piaceva molto la bella vita, con ville  e barche milionarie, cene grandiose, viaggi alle isole di sogno e tutto il resto che sia ai lavoratori, sia ai disoccupati che pensionati pirla fa venire l’orticaria. Si è scoperto così che pure   il casto Roberto, ama il lusso, le belle donne, la bella vita ed è ricco. Buon per lui. Ma succede che i furbetti vengono colti con le mani nel sacco e, non essendo eroi di sinistra, raccontano tutto ai magistrati, anche quante volte al mese si sono cambiati le mutande.  Salta fuori il nome  del Roberto Formigoni da Lecco, che li frequentava. Il resto è cronaca e gossip.  Anche qui l’ impressione è che la magistratura milanese continui a percorrere la strada inaugurata oltre venti anni fa e che cerchi, in qualche modo, di sbaraccare una classe politica che, oggidì, fa perno attorno al Salvatore della Patria che non ama circondarsi di persone affidabili, come succede per i classici padroni delle aziende ed hanno (i magistrati) scoperto in questa concentrazione di affaristi il lato debole. Bisogna pure dire che  il piacentino Bersani da Ferriere non è che stia meglio, nè sta meglio la sinistra con l’orecchino. Solo che sono meno braccati dalla legge, intenta a fare piazza pulita altrove.
Comunque sia, per il “Governatore-tutto-qua”  si aprono tempi duretti, poi fra qualche anno, finirà tutto o quasi  a schifìo; ma  per ora è  sulla graticola del barbecue. Fino a questo momento la Lega  sta al gioco con una certa prudenza. Infatti da sola, in caso di elezioni anticipate, porterebbe al massimo in regione tre o quattro consiglieri rigorosamente di minoranza, con tanti saluti all’egemonia nordica perseguita da Maroni, a meno che il pidimenoelle, pur di scardinare la situazione, decida di fare un accordo e offrire la presidenza proprio a lui (anche se Gibelli ci sta facendo più di un pensierino…) Tutto è possibile.
In tal caso, bye bye Roby! Sarebbe un bene o sarebbe un male per la Lombardia, soprattutto per i cittadini lombardi? Bella domanda. La sinistra, oggi opposizione, ha il pregio di predicare bene quando non è al governo. Loro hanno ricette formidabili e progetti eccezionali; non sono in grado di fare miracoli, ma molto di più! Poi quando vanno al governo fanno schifo o, al massimo, copiano le stupidaggini che stavano facendo gli altri, naturalmente predicando che non possono fare diversamente. Basta osservare che cosa sta succedendo a Milano: se si votasse oggi, tornerebbe la Moratti alla grande. Gli altri, già sappiamo.  I 5 Stelle, bah, piacerebbe capire che cosa sta succedendo a Parma. Finora ho letto che vogliono stampare moneta. Ricordate gli anni ’80 quando ci fu il diluvio di  monetine di carta, tipo miniassegni,  stampate dalle banche? Non fu proprio una bella idea per i cittadini (ma per le banche, sì, visto che ci guadagnarono  bene). E allora?  Forse meglio andare al mare, per ora; per il peggio c’è sempre tempo.         Tino Berti - Mi

venerdì 27 luglio 2012

PROVINCIA: PERCHE' NON PIACENZA?


(Pubblicata da “Il Cittadino” in prima pagina il giorno 26 luglio 2012).
Egregio Direttore,  credo veramente, come si è espresso  anche “Il Cittadino” di sabato 21 luglio, che il Consiglio dei Ministri, con gli ultimi criteri emanati a proposito della riforma o riordino delle amministrazioni provinciali ( non più “soppressione”, ma  “riordino”; come a dire di una persona: “non è morta, ma è passata a migliore vita…”), abbia ulteriormente complicato  la situazione di quella Lodigiana, una fra le tante in Italia ad essere in difficoltà. Il fatto appunto di essere “fra le tante” dovrebbe costituire la molla ad una sorta di “lega tra diseredati”. Magari non si otterrebbe  tantissimo; ma basterebbe la modifica del dato  dell’estensione territoriale, quantomeno che non sia una condizione legata a quella della popolazione. Il nuovo quadro, sostanzialmente è di tipo burocratico/numerico. Tutto il resto non conta. Mi vien da pensare che sono gli stessi criteri con i quali si identificano le percentuali agricole per gli allevamenti; ma non vorrei essere polemico.  Secondo il Consiglio dei Ministri occorrono quindi in solido due condizioni: una popolazione minima di 350.000 abitanti e almeno 2.500 km2   di territorio. In Lombardia  si salvano: Pavia, Bergamo, Monza-Brianza, Brescia.  Ho fatto allora i famosi “conti della serva” ed ho trovato che l’unione “ Lodi-Crema” è nettamente insufficiente. La somma fa: 782,25 (Lodigiano)+ 572,2 (Cremasco, sulla base della proposta del 2001 che richiedeva la provincia)= 1354,45 km2, per una popolazione di 379.095 abitanti (tutti i dati sono ISTAT 2011). Quindi non ci siamo per via dell’estensione territoriale, insufficiente anche aggiungendo ipoteticamente il trevigliese che dovrebbe avere un’estensione territoriale di oltre 1.100 km2. Non ci siamo proprio.  Mentre l’unione tra Mantova e Cremona darebbe: Mantova 2339 + Cremona 1772 = 4.111 km2. Quanto alla popolazione, il totale dà: Mantova  415.442+Cremona 365.113 = 780.555. Quindi  la nuova provincia potrebbe nascere anche togliendo il Cremasco, come - del resto - ha fatto capire anche il presidente della Provincia cremonese proprio nella sua intervista a “Il Cittadino”. Purtroppo  noi e i Cremaschi saremmo sempre degli orfanelli, non essendoci i numeri di fondo. Allora? Sempre facendo i famosi conti, con una camminata di là dal Po, c’è la Provincia di Piacenza con 2.589 km2 e  solo 290.141 abitanti. Sulla base di questo parametro non potrà proprio sopravvivere; ma se agli abitanti del piacentino si dovessero sommare quelli del lodigiano, allora la musica potrebbe c ambiare: 290.141+229.095 = 519.236. E i conti potrebbero tornare. In fondo, non mi pare che tra noi Lodigiani e i Piacentini ci sia molta differenza  e che sia facile andare d’accordo, no?   Ho letto che il Presidente piacentino intende considerare il progetto come alternativo al riconoscimento dell’autonomia. Questo è un elemento molto importante, da “sfruttare” subito, senza perdere tempo. Il perché è abbastanza semplice.  A meno di stravolgimenti sociali e sommosse tipo “NO-TAV”,  assolutamente inimmaginabili sull’argomento “provincia-sì”, il governo Monti non tornerà sui suoi passi, anche perché darebbe il via ad un effetto domino inarrestabile. Quindi  non sarebbe opportuno metterci isubito in pista per scegliere una strada favorevole ai nostri interessi  ed alla nostra fisionomia?  L’altra soluzione (ultima , dopo di che non resterebbe che lo smembramento territoriale) sarebbe quella di andare col cappello in mano dai pavesi a chiedere l’elemosina di una aggregazione. Infatti la provincia di Pavia starà tranquillamente in piedi e del Lodigiano ne possono fare  a meno. E in una trattativa non potremmo avere neppure i soliti benefici contrattuali della domanda e dell’offerta. Certo ora non siamo messi molto bene, né conforta il fatto che a decidere siano o saranno i consigli delle autonomia locali a livello regionale. Di solito, più si sale di livello e più pasticci nascono. Perciò  non sarebbe meglio che si riuscisse a risolvere il problema a casa nostra?  La storia della sanità locale e dei suoi ospedali non ha proprio insegnato nulla ai Lodigiani?        Paolo Bernabei 

MARCELLO DELL'UTRI: ESTORSORE?!


Ho conosciuto  personalmente l’On. Dell’Utri.  Lui non se lo ricorderà certamente, ma io sì. Fu a Milano, qualche anno fa, nel suo studio (o casa). Avevo accompagnato Mauro Tresoldi. Un colloquio di una mezzoretta. Saputo che ero un “prof.”, abbiamo chiacchierato amabilmente di libri, di avvenimenti storici relativi al Fascismo e cose del genere. Non mi ha offerto di diventare un “picciotto”, neppure politico, né mi ha dato quattrini (ehm, purtroppo!), nè io glieli ho chiesti. Ci mancherebbe! Non mi piace la “cicoria” romano-rutelliana; ma sono affezionatissimo al tradizionale (emiliano) pane e cipolle. Mi dico sempre: “Meglio un pensionato pirla che ladro o profittatore”. Anche se, a volte, annusando l’aria che circola, mi viene qualche dubbio, naturalmente sempre teorico.   Ma tornando all’On. Marcello,  in quell’incontro-lampo, devo dire che non mi ha fatto nessuna impressione particolare e che mi è parso uguale a tutti gli altri  siciliani che ho conosciuto e che conosco: un po’ timidi, a volte arguti, piacioni quasi sempre, tranquilli. Non so come siano i mafiosi. Chissà, forse li ho incontrati e non me l’hanno detto. Ma se c’è una persona “normale” quella mi era parsa lui. Devo anche dire che ho conosciuto Totò “Vasa Vasa” Cuffaro, quando si presentò la prima volta (e vinse alla grande) come candidato alla presidenza della regione siciliana. Io facevo, allora da fessacchiotto, il tifo per l’exsegretario della CISL forse Sergio D’Antoni da Caltanissetta (non ricordo neppure bene come si chiama, tanto è scomparso dalla scena, sempre con la sua bella pensione da onorevole) che voleva rifondare la DC con Adreotti e un riccastro exDc di Torino.  In cantina ho ancora un rotolo di manifesti: ottimi per pulire i vetri. Totò aveva più del monsignore curiale. Cicciottello e affabulatore, si trascinava dietro tutti ( o quasi). Lui e Lombardo (attuale presidente) li chiamavano: “I gemelli”, tanto andavano d’accordo. Poi salta fuori che, stando alla magistratura, Totò era un mafioso matricolato, subdolo e furbo, ma non abbastanza.  Quattro mesi fa ero a Palermo  e mi è capitato di incontrare un collega che fu un pezzo da novanta alla segreteria di Totò. Dopo due chiacchiere, gli chiedo: “E Cuffaro?” Silenzio. Poi: “Cuffaro chi?” Ci siamo messi a ridere.

Ma per Dell’Utri è tutta un’altra cosa e io ho un’idea.  Non considero tutto il luccichio mediatico sui suoi affari. E’ ricco, e allora? Scommetto, che so, se si mettessero in pista a scoprire tutti gli affari dell’On. Casini, inglobato nei Caltagirone (pluriindagati, si noti), chissà che ne verrebbe fuori. Dunque, l’idea. Fallito il disegno di impantanare il Berlusca nelle menate del Bunga Bunga (non ce la faranno mai ad incastrarlo come  “puttaniere”, visto che, con tutti i quattrini che ha, non ha proprio bisogno di frequentare quelle “signorine”, ma basta schiocchi le dita, da lui arrivano a battaglioni..), visto che l’Ometto pensa di “salvare” di nuovo l’Italia (non si sa bene da chi, dato che l’unico vero comunista (senza dichiarare di esserlo)  in servizio effettivo è Tonino Di Pietro, gli altri se la sono squagliata ormai da un pezzo),  ora  le toghe tentano di picchiare la sella, sperando di riuscire a colpire poi l’asino che ci sta sotto, facendo finta di difenderlo. Ecco allora che Marcello dell’Utri è un ricattatore plurimilionario di Berlusconi. Per mal che vada, per qualche anno ci sarà sempre un bel po’ di casino. E fra circa dieci anni, la Cassazione si pronuncerà mandando tutti al mare. Così le TV estive avranno qualche programma palloso da mettere gratis in prima serata.

Spero solo che qualche giudice, esaminando le riprese di quella telecamera in quel centralissimo bar di Palermo, mentre  mi “sparo” al volo un cappuccio e un croissant e accanto a me c’è qualche tipo pacioso e chiacchierone,  non sospetti che io sia un portatore di pizzini tra nord e sud. Mannaggia! Devo cambiare bar.  Anzi, la prossima volta mi porto la moka in albergo.                    Paolo Bernabei

mercoledì 18 luglio 2012

MINETTI sì - MINETTI no: MA CHE PALLE!

In questo periodo di "squacqueramenti" (prendo a prestito il termine da Pirandello) politici e di soprassalti moralistici dettati "dalla voce del padrone" e dalle sue improvvise esigenze di astinenza sessuale (mi riferisco a Berlusconi), perchè pare si stia riconciliando con Veronica, in vista della sua futura candidatura a premier, (...ragazzi, come si amano questi due!), tiene banco un grande argomento: le dimissioni di Lady Olgettina alias Minetti, da consigliere regionale, perchè non eletta dalla "gente". La cosa fa un pò ridere, primo, perchè nel listino, con lei, sempre non eletti dalla gente, c'erano altre 20/30 persone: e quelle? Secondo, perchè non si vede molta differenza tra gli atteggiamenti (chiamiamoli politici) di questa ragazzotta, labbra a canotto, tette e culo, che ammicca e sghignazza con la leggiadria delle paesanotte di Mirabello o di Maccastorna (posto che ce ne siano ancora in circolazione) e quello di altre matrone, magari più scafate, tipo l'on. Santanchè che la ritiene: "incapace o inadatta per la politica". Su quale base? Boh, non è dato sapere, visti anche i trascorsi dell'on. signora, famosa, un tempo, per avere vomitato contro il Berlusca ingiurie da codice penale, finchè - nominata ministro - si è riscoperta estimatrice e fedele custude di Silvio, tanto da annunciare al mondo gli amori dell'ex-moglie Veronica. Nota: se i due si riconcilieranno davvero, da quanto scrivono sul carattere spigoloso e vendicativo della Lario, ci sarà proprio da ridere....
Tornando alla Minetti, è difficile non capire che tutto questo subbuglio mediatico non sia nient'altro che una cortina fumogena per nascondere i veri problemi di questo "pidipiùelle", che fa acqua da tutte le parti e che ne farà ancora di più se Berlusconi tornerà ad essere il padre-padrone. Altro che rinnovare, altro che cambiare nome, altro che pensare di riformare l'Italia! Già ora sono uscite allo scoperto le brigate  destroyer interne che continueranno a contrapporsi e a combattere per le poltrone. Basta pensare che cosa potrà succedere a Lodi e nel Lodigiano. Ci saranno sempre le solite facce, le solite barbette, le solite manfrine sulle associazioni pro sussidiarietà ( ma qualcuno sa che cosa significa per un cattolico questo nome?), i soliti scambi di accuse e di querele e i soliti bamboccioni che non hanno un lavoro, ma vivono abbarbicati alla poltrona in giunta provinciale (fin che potranno, poi in qualche ente-prebenda) per il pacchetto di euro a fine mese, senza troppa fatica. Intanto tutti parleranno di rinnovamento e di moralizzazione. E la Minetti? Paesanotta, sì; ma mica scema. Con una bella buonuscita dal prugnologo di Arcore, riderà di tutti noi, poveri scemi, che, pensionati o no, smadonnano religiosamente a fine mese per fare quadrare i conti, alla faccia del "pidipiùelle" e del "pidimenoelle", che assomigliano molto ai manzoniani Tonio e Gervaso: uno un pò scemo e l'altro un pò furbo e i cittadini soliti fessi.
La conclusione vuole essere meno rinunciataria e qualunquista di quello che può sembrare: mica ci sono solo loro nel panorama politico.      Paolo Bernabei
     

martedì 17 luglio 2012

E SE INVECE ANDASSIMO CON PIACENZA?

Egregio Direttore, dopo il suo nuovo intervento, con il quale ha invitato i Lodigiani a porre in essere una griglia di passaggi e quello dell’Avv. Pietro Foroni, attuale presidente della provincia di Lodi, nonché l’autorevole  “consiglio” del presidente milanese Podestà (nel senso che si tratta di uno che conta nel PdL e nel panorama politico-strategico milanese), il primo passaggio dovrebbe essere, visto i tempi dettati dal testo governativo, la scelta con chi andare per tentare di restare almeno una “identità geografica”. Ritengo indispensabile iniziare a muoversi, senza  sperare in ipotesi  dilatorie.  Dunque Milano non ci vuole, in quanto l’entità metropolitana verrebbe ad essere troppo sbilanciata a sud, con una fisionomia di area troppo anomala ( ed economicamente improduttiva e pesante) rispetto al resto del territorio. Secondo me, è un bene: abbiamo evitato il rischio di diventare un “territorio-spazzatura” del milanese. Sono tramontati i  da un pezzo i tempi nei quali i milanesi venivano a fare le ferie nel  Lodigiano, per respirare, a basso costo, un po’ di aria buona!  A questo punto le opzioni che restano sono tre: Lodi-Crema; Lodi-Pavia; Lodi-Piacenza, sempre che la debolezza e le divisioni endogene non portino ad una disgregazione  tipo “spezzatino” a favore dei confinanti. L’ipotesi Lodigiano-Cremasco, che sarebbe la più logica e utile per ambedue, ha un grosso handicap sul percorso: primo,convincere Cremona e i Cremonesi a mollare il Cremasco e ad aggregarsi col Mantovano; secondo superare  gli umori avversi del mantovano ad allearsi con i Cremonesi.  Chi glielo fa fare? Che vantaggi avrebbero?  La seconda ipotesi Lodigiano-Pavese potrebbe, a questo punto, costituire una strada più percorribile, almeno da un punto di vista squisitamente istituzionale. Qual è il problema?  Primo: le due aree sono economicamente abbastanza disomogenee, con il Lodigiano che verrebbe a trovarsi in una situazione sfavorevole di debolezza cronica. Una semplice connotazione di fatto: basta vedere come la provincia pavese ha gestito  e gestisce le infrastrutture stradali.  Per contro, un vantaggio potrebbe essere l’eccellenza sanitaria ospedaliera che potrebbe risultare contagiosa per quella lodigiana. Potrebbe, ma non è detto, perché con la spending review e la relativa distanza tra i due centri, potrebbe accadere un ulteriore svuotamento delle competenze lodigiane. Secondo, nel nuovo ambito il Lodigiano verrebbe a trovarsi in una dimensione culturale, sociale, politica, in una parola, antropologica, debole, nella quale rischierebbe di soffocare, comunque di  “respirare” con sempre maggiore fatica. La terza ipotesi sarebbe  l’unione  Lodigiano- Piacentino. Mi pare di capire che i piacentini siano stufi di venire trattati, nell’Emilia, come i parenti poveri e che farebbero volentieri quattro passi oltre il Po. Hanno un territorio  ed una economia abbastanza simile alla nostra. Già oggi molti Lodigiani ( io sono fra questi) hanno abbandonato il richiamo metropolitano milanese a favore  dei migliori prezzi  e delle opportunità  del territorio piacentino . Stante proprio la loro esperienza e le loro frustrazioni, potrebbe essere molto più agevole intavolare un discorso di pari opportunità, senza contare che anche da loro, come molti Lodigaini sanno, è possibile trovare una sanità di buon livello, oltre collegamenti infrastrutturali molto più agevoli. Forse sarebbe utile fare una bella pensata anche su questa ipotesi, oltre ad una verifica istituzionale.
                                                                                                                             Paolo Bernabei  
Pubblicata in prima pagina su "Il Cittadino" del 17 luglio 2012

venerdì 13 luglio 2012

PROVINCIA, ADDIO!


 Egregio Direttore, ho avuto modo di leggere sul quotidiano di sabato scorso il suo editoriale: “La battaglia è appena cominciata” sul futuro della Provincia di Lodi che è quello di scomparire. Verrebbe da pensare che, in un epoca nella quale il profilo della tecnologia e della scienza è altissimo (basti pensare al famoso bosone di Dio di recentissima acquisizione), sotto il profilo antropologico si tenda a tornare  alla preistoria, per quanto riguarda  la possibilità per i cittadini di essere un momento integrante delle articolazioni dello stato. Con tutti i paroloni che si inventano e i concetti che vengono “cucinati” sia da una parte che dall’altra, la conclusione sembra essere quella che la nostra società si stia avviando sulla strada di una democrazia a scartamento ridotto, nella quale ci si fa scudo di problemi economici e di termini “esoterici”  per cancellare quanto di buono i padri costituenti avevano creato dopo l’esperienza traumatica del Fascismo. Verrebbe anche da pensare che, in nome di altri termini “esoterici” come la tanto declamata “governance”, ci si stia avviando verso un nuovo  tipo di  efficiente nazionalsocialismo. Una provocazione la mia? Speriamo.  Intanto le istituzioni sono sempre più lontane e mediate. Se così è, come è possibile che possano veramente conoscere a capire le vere esigenze di un territorio? Lo faranno certamente sulle rilevazioni statistiche del CENSIS che mi pare sia quello che la spending review ha compiuto per tartassare  la sanità.
Ma tornando all’ abolizione delle provincie, l’argomento più sbandierato è stato quello che si trattava di enti  di spesa inutile, in quanto  i maggiori costi erano dovuti agli emolumenti di consiglieri, assessori, presidenti e burocrazia connessa a queste cariche (come le commissioni). Ho cercato pazientemente di documentarmi in merito e devo rilevare che non è assolutamente vero. Le spese maggiori ( e di gran lunga) riguardano il personale, i servizi erogati, gli affitti per gli stabili e le spese di manutenzione e di  gestione dei medesimi.  Quelle relative agli incarichi, diciamo così, politici sono una parte assai relativa.  Dove  stanno allora tutti ‘sti risparmi, posto che uffici e personale dovranno rimanere (almeno così si dice)? Anzi ho letto  su un quotidiano di provincia che se tutti i ministri, compreso il Presidente del Consiglio, i sottosegretari, con annessi e connessi, avessero rinunciato al loro emolumento di carica dal 2011 fino al 2013 ( nessuno di loro sarebbe morto di fame, visto il loro curriculum professionale attualmente in atto) si sarebbe risparmiato molto di più che non con l’abolizione delle provincie. Qualunquismo? Mah! Quanto a Lodi, lei ha giustamente notato come non ci sia stato un coinvolgimento istituzionale organizzato e corale, indicando come causa la “gioventù”  di chi oggi è al vertice delle istituzioni locali. Vero, sono cambiati più gli uomini che i tempi.  Nel  1962 (credo) si tennero le elezioni politiche e l’allora segretario provinciale milanese DC on. Carenini  invitò il sindaco di Casalpusterlengo Sig.ra  Maria Bernabei ad entrare in lista per la camera, assicurandole tutto l’appoggio per venire certamente eletta. La Sindachessa declinò l’invito dicendo che era stata eletta dai cittadini per amministrare la comunità e non voleva mancare di parola.  Il guaio è che oggi, tutti, prima di muoversi, soprattutto in certe situazioni, pensano se convenga, se si comprometta la carriera, se poi si possa perdere “il protettore” più o meno santo.  Allora, meglio aspettare gli eventi, no?
                                                                                                                                      Paolo Bernabei
(Pubblicato su "IL CITTADINO" del  12 luglio 2012, in prima pagina)

martedì 3 luglio 2012

Il fruttarolo di Arcore e il PDL Lodigiano

Arriva l’estate, la calura e pare che il Berlusca si sia sostituito al Senatùr padano. Una volta era lui “il Bossi” che, ai primi caldi, magari in canotta, sigaro e grapì, dettava il verbo e scompaginava le agende politiche. Oggi si cambia. Esaurita la raccolta nei prugneti di Macherio, Arcore e Porto Cervo, ora Berlusconi torna a dare gli oracoli (sì, gli oracoli, perchè quanto ai numeri, numeri veri, non quelli di società addomesticate, l’è dura, durissima tanto per i consensi elettorali che di gradimento). E il povero Angelino (Alfano) dà tanto l’impressione di essere il solito “piripicchio” ad uso ( e consumo) del padrone; mentre attorno a lui si affannano piccoli nanerottoli impazziti, ognuno con il suo manipolo di guastatori, con il compito di difendere il proprio orticello e distruggere quello dell’altro. Ma torniamo al Cav. Smessa la casacca (ovviamente burlesque) del fruttarolo, è andato a Fiuggi, all’Assemblea della Giovane Italia di Anna Grazia Calabria. Scrive la stampa che sembrava quello dei vecchi tempi: in trincea, elmetto e baionetta; soprattutto nel merito e nel contesto. In che modo? Nei 14 minuti di video a ricordare “le glorie”, nel nuovo inno e nel rituale paraliturgico di lui che conciona per un’ora e mezza, intervallato dalla lettura dei suoi vecchi discorsi da parte dei giovani “chierichetti” scelti da Anna Grazia Calabria. Insomma, alle vecchie “pelotas ad usum” s’è cercato una bella continuità con le nuove. Questa volta niente predellino. Ma ha fatto capire che lui “ri-ri-ri-ridiscenderebbe”in campo cioè non ha usato proprio questa metafora (per evitare equivoci….), ma ha proclamato:” dedicarmi alla politica e al Paese, rispondo “sì, io ci sto ma mi dovete dare il 51%”. Caspita! Ma gli Italiani, qualche anno fa, non gliene avevano dato di più? Ma Silvio va avanti e chiede scusa agli Italiani di averli illusi nel 1994, per non avere attuato la rivoluzione liberale. Nel 1994!? Si deve essere perso per strada un bel pezzo di storia (o cronaca colorita più che colorata). Ma al Cav. interessa particolarmente il partito PdL. Annuncia la necessità di nuovi «giovani» innesti oltre che di cambiare nome al partito perché ne serve «uno che scaldi». Non lo dice, ma lui vorrebbe azzerare tutto e ricominciare da capo. Intanto c’è chi, come Ignazio La Russa, che incomincia a mandarlo (educatamente, oh yes!) al diavolo. E tutti i capetti (tanto ex AN che di FI) si danno da fare per cercare adepti. E poi? Ma semplice: Fini con i suoi quattro, lo ha insegnato bene. Continuerà a succedere quel che è accaduto nel Lodigiano. Ho qui davanti a me la pagina de “Il Cittadino” di lunedì 19 dicembre 2011 (p.9). Al voto 1202 iscritti su 2050 (gli altri 800 e passa probabilmente manco sapevano del congresso non essendo “amici” invitati). Comunque grande successo: “Il congresso PdL incorona Fondi”. “I big del partito fanno tappa a Lodi: da qui parte il grande rinnovamento”. Lo dicono Ignazio La Russa, l’on. Crosetto (un “coraggioso” che non ha votato la manovra Monti) e poi il saluto del Presidente Pietro Foroni, del sindaco Guerini, di Santantonio, di Soldati e, dulcis in fundo, di Rinaldo Pizzocri (UDC) che chiede di abolire...”i personalismi” ( ma dài?). E Roberto Formigoni, con un bel discorso sulla novità e la “virtuosità” (urca!). E il coordinatore Fondi, con la sua èquipe, “Subito al lavoro con gli alleati, ma senza “guerre” nella squadra”, dichiara “felice”. Francesco Pesatori sarà “il braccio destro”. Ricordo che chi mi lesse al telefono il pezzo (uno famoso della “squadra”) chiosò: “ con questo braccio e con Claudio Pedrazzini al posto della testa….Che bel rinnovamento!” Il resto è cronaca: litigi, insulti, sgarri e sgarbi, tentativi di ritorsioni e di dismissioni tra le due componenti. Un partito che s’è perso nella nebbia prima e nella calura poi ( se mai c’era…). Mentre a Casalpusterlengo la vicesindaca PdL cinguetta amabilmente, discettando di toponomastica stradale (cosa che non fa male a nessuno), ma non dice una parola che una sulla farsesca pantomima di un sindaco leghista che , dicono, voglia mettere le telecamere nella sede degli Islamici per vedere “se pregano”. Possibile che a nessuno venga in mente almeno il senso del ridicolo, se non quello di spese inutili per una causa persa? Paolo Bernabei - Casalpusterlengo 24/6/2012